RAY JOHNSON

Mailart'father
 

 

Traduzione del testo inglese ricevuto nel 1992 da Ray Johnson in occasione della mostra “1962-1992 –   30 anni di mail art”.

 

Il 18 ottobre 1990 presso il College Moore di Philadelphia, la Galleria Goldie Paley esponeva  i lavori di Ray Johnson, probabilmente il piu’ famoso sconosciuto artista allora vivente.

Come patriarca della Mail Art, derivante dalla New CorresponDance School of Art di New York

(da lui inventata), egli fu un grande eroe.

La sua firma a testa di “bunny” appare, in suo omaggio,  in lavori di molti altri artisti.

Tuttavia, raramente egli permetteva una mostra dei suoi collages (poetiche iconoclastiche illustrazioni e missive di mail art).

Sotto un certo aspetto anche la vita di Ray Johnson era arte, cosa non comune a tutti.

A parte varie confusioni dei mass-media (la sua morte fu annunciata vari anni prima e nel 1973 egli fu messo in lista erroneamente in un dizionario di artisti afro-americani) egli usava costantemente l’arte come una forma personale Duchampiana di comunicazione, servendosi di appropriate immagini a stampa, disegni e parole.

Mail Art è l’espressione artistica maggiormente “subversive” nel mondo oggi.  Essa supera i sistemi dell’arte impostati sull’acquistare, vendere e giudicare.  Le manifestazioni di mail art mostrano sempre tutti i lavori artistici che vengono inviati.

Quando Ray Johnson faceva mail art non oltrepassava l’autopromozione.  Molta della sua arte era diretta a persone famose ed influenti.  Una delle sue occupazioni preferite era quella di inviare qualcosa ad una persona con le istruzioni di passarla ad altri.  Inoltre la mail art di Ray Johnson era brutalmente satirica e poteva provocare l’odio di qualcuno.

Ray Johnson era in rapporto con gli artisti Pop in quanto svelavano le nostre debolezze culturali, deridendo i nostri eroi (James Dean e Elvis Presley) e il condizionamento della pubblicità.

Egli apparteneva al ramo di quella scuola che mostrava un principale interesse agli oggetti di aspetto fallico (la sua firma a testa di “bunny” ne è un esempio), disdegnandone i non valori ed ironizzando su di essi.

Ciò avrebbe potuto sembrare superato se egli non fosse stato così infinitamente inventivo.

Egli comprese  ogni cosa dell’arte del 20° secolo.  

Nella sua prolifica produzione si troverà ovunque una parodia, un riferimento   o un prestito da ogni importante artista non conosciuto.   Molti dei suoi lavori artistici (ormai storicizzati) derivano dal suo progetto di mail art “Book about Modern Art”.

L’uso che Ray Johnson faceva della Pop Art, servendosi di immagini seriali e minimali, colpiva tanto nel segno da diventare educativo, anche quando raggiungeva il massimo della violenza.

Il suo timbro “Collage by Sherry Levine”, che appariva su molti elaborati da lui spediti, effettivamente rovesciava il lavoro di Levine – la cui caratteristica era fare copie perfette di famosi “capolavori d’arte” – in quanto sfruttava a sua volta il lavoro dello stesso Levine.

Che cosa significava stampare un pezzo d’arte originale – utilizzando magari una fotocopiatrice – e firmarlo con una falsa firma fatta da un falsificatore professionista?

La firma di Ray Johnson con la faccia di “bunny” (e in grado minore la faccia di Valentina) erano  oggetti seriali che si sviluppavano in tutta la sua opera.

Egli considerava il “bunny”  a parte – disegnava perfino diagrammi che insegnavano a realizzarlo – e lo inseriva nelle sue opere. Pochi oggetti seriali hanno avuto il successo della sua piccola faccia.

Iniziava già ad insidiare l”Omaggio al quadrato” di Albers come un soggetto duraturo.

 

La mostra di Ray Johnson era in definitiva indescrivibile.  Il piu’ stretto parallelo che si può fare è quello con il romanzo “Tristam Shandy”.  Come quel libro, la mostra era completamente personale, violentemente comica e apriva parecchie porte impreviste, molte delle quali rispecchiavano situazioni allegre, altre avevano un valore allusivo.

 

                                 

                                           Testo in nglese                              Testo di Mark Block su Ray Johnson

 

 

 

 

    

 

  Lavori....

 

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